Raggiunta l’intesa per la rimozione della Confederazione Svizzera dalla black list

21 Aprile 23

Con la dichiarazione politica firmata in data odierna dal consigliere federale Karin Keller-Sutter e dal ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti e concernente la regolarizzazione di alcune questioni fiscali pendenti tra i due Paesi, l’Italia si è impegnata a provvedere alla rimozione della Confederazione Svizzera dalla lista di Stati e territori aventi un regime fiscale privilegiato contenuta nel D.M. 4 maggio 1999 (c.d. “black-list”).

Non appena attuata, la rimozione della Confederazione Svizzera dalla black-list determinerà le seguenti principali conseguenze:

– non sarà più operativa nei confronti dei cittadini italiani che si trasferiscono nella Confederazione Svizzera la presunzione di residenza ai fini fiscali in Italia di cui all’art. 2, comma 2-bis, TUIR, valida per i cittadini italiani cancellatisi dall’anagrafe della popolazione residente e trasferitisi in Stati o territorio black-list;

– non si applicherà più ai residenti fiscali in Italia che detengono nella Confederazione Svizzera asset soggetti agli obblighi di monitoraggio fiscale la sanzione raddoppiata (nella misura dal 6 al 30 per cento) prevista dall’art. 5, comma 2, secondo periodo, d.l. n. 167/1990 per i casi di violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale con riferimento alla detenzione di investimenti e attività di natura finanziaria in Stati o territorio black-list;

– non sarà più operativa nei confronti dei residenti fiscali in Italia che detengono investimenti e attività di natura finanziaria nella Confederazione Svizzera la presunzione di cui all’art. 2, comma 2, d.l. n. 78/2009, a mente del quale, in caso di violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale, gli investimenti e le attività finanziarie non dichiarate si considerano costituiti mediante redditi sottratti a tassazione.

Gli accordi raggiunti dai due Paesi in data odierna hanno, altresì, riguardato il raggiungimento di una soluzione transitoria, valida dal 1° febbraio al 30 giugno 2023, sulla disciplina del telelavoro, nelle more del raggiungimento di un accordo in merito a una disciplina stabile e duratura del fenomeno.